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A me questa storia del “E’ morto facendo una cosa che gli piaceva, quindi non dobbiamo essere tristi” proprio non va giù. La morte di Marco Simoncelli ha toccato un pò tutti, perchè era un ragazzo giovane, pieno di energia e la sua semplicità traspariva ad ogni sua apparizione in tv o nei giornali. Non sono un’appassionata di sport o meglio, lo sport preferisco praticarlo che vederlo, però lui e Rossi li conoscevo. Rivedere le immagini dell’incidente in tv o sentire le parole della famiglia mi mettono una tristezza incredibile perchè non è morto un profeta, come Steve Jobs, nè l’artista dannato, come Amy Winehouse, ma un ragazzo che poteva essere mio fratello o mio cugino.
La retorica che si sta facendo però non mi piace.
Non mi piace che si dica che è morto seguendo la sua passione. Ok, è vero, ma anche se io morissi facendo shopping o ingozzandomi di dolci o durante il viaggio che ho sempre sognato, col cavolo che vorrei morire e di certo non sarei felice! La vita purtroppo è ingiusta ed imprevedibile, ci ha strappato un campione, ma soprattutto un ragazzo d’oro, ma cerchiamo di non essere banali.